Questo articolo fa parte di una serie che riguarda prebiotici, probiotici e occhio, che trovate cliccando qui
Probiotici e malattie degli occhi
probiotici nella congiuntivite allergica
I probiotici, cioè i batteri “buoni” che fanno parte del microbiota intestinale, possono essere assunti per bocca al fine di migliorare l’eqiilibrio del microbiota stesso e, di riflesso, la salute dell’intero organismo ospite. Alcuni autori hanno riportato un effetto complessivo positivo dei probiotici anche suglio occhi, per esempio nel miglioramento dei sintomi oculari nella rinite allergica. Associazione tra microbiota intestinale, congiuntivite e rinite è trattata in questa pagina (clicca qui).
rimedi naturali che aiutano il microbiota, e fungono da probiotici
La medicina naturale è un valido supporto per ogni tipo di infiammazione, grazie alle proprietà antiossidanti, nutritive, antinfiammatorie e lenitive di numerose piante, anche tramite l’azione prebiotica sui probiotici.
Qui parliamo del perché la preferiamo e quando è utile (link).
Qui invece l’indice delle sostanza naturali utili per curare gli occhi (link).
Probiotici e cheratiti
L’associazione tra disbiosi batterica intestinale e fungina e cheratite batterica è nota. E’ notorio infatti che batteri con
proprietà anti infiammatorie come sono più rappresentati negli individui sani rispetto a quelli affetti da cheratite batterica. E’ stato anche trovato un aumento di
funghi patogeni nei gruppi affetti da cheratite batterica. I probiotici potrebbero aiutare a migliorare le cheratiti batteriche ripristinando la normale comunità di batteri intestinale e, in linea teorica, anche il riequilibrio del
microbiota oculare.
Sindrome di Sjogren (occhio secco) e probiotici. Uveiti e probiotici
È stato suggerito che le risposte immunitarie alterate ai batteri commensali e agli agenti patogeni opportunisti possano essere concausa della sindrome di Sjögren. In uno studio clinico relativamente recente, è stata esaminata l’efficacia di un probiotico (composto da Lactobacillus casei, Lactobacillus acidophilus, Lactobacillus reuteri e altri ) ed è stato visto che i probiotici possono essere efficaci nel diminuire i segni clinici dell’occhio secco autoimmune. I dati raccolti suggeriscono l’idea che l’occhio secco abbia origine da uno squilibrio nelle vie protettive immunoregolatrici e proinfiammatorie della superficie oculare. In effetti uno studio di sterne del 2012 ipotizzava l’occhio secco come malattia autoimmune, ne abbiamo parlato nella nostra video relazione che trovate nella sezione microbiota. È stato suggerito che i linfociti Treg sulla superficie oculare forniscano protezione contro l’autoimmunità, come dimostrato in altri siti della mucosa e proteggano dallo sviluppo dell’occhio secco. Si ipotizza che l’infiammazione nella malattia da occhio secco Sjogren sia dovuta a una diminuzione del numero e / o della funzione dei linfociti T regolatori e ad un aumento delle cellule pro-infiammatorie (CD4 + Th1 / Th17) insieme a mediatori infiammatori affini. In quanto modulatori sulla immunità dunque i probiotici potrebbero essere considerati una potenziale terapia. In questa videorelazione abbiamo spiegato questi meccanismi.
Probiotici vitamine e occhio secco
Nel 2016, un gruppo di ricercatori ha esplorato una combinazione di Lactobacillus acidophilus, Streptococcus thermofhilus, Lactobacillus plantarum, Lactobacillus rhamnosus, Bifidobacteriumlactis, Zn, Vitamine B1, B2, B6 e niacina e degli effetti sull’occhio secco, trovando miglioramenti clinici significativi.
Anche la combinazione di olio di pesce, lattoferrina, zinco, vitamina C, luteina, vitamina E, acido gamma-amminobutanoico ed Enterococcus faecium ha influenzato positivamente la malattia.
Un altro probiotico è stato efficace nel ridurre l’occhio secco attraverso l’attenuazione delle cellule T autoreattive, suggerendo, come riportato dagli autori, rilevanza per il trattamento della sindrome di Sjögren. La teoria di lavoro alla base di questa ipotesi che suggerisce la gravità della sindrome di Sjögren come correlata alla disbiosi microbica, è che i linfociti T autoreattivi attivati dai peptidi dei batteri orali, cutanei e intestinali attivano i linfociti B autoreattivi determinando un aumento mediato dalla disbiosi intestinale delle cellule Th17 che migrano nella circolazione sistemica. Di conseguenza, i probiotici potrebbero sopprimere le cellule T cross-reattive contro i peptidi intestinali con conseguente diminuzione delle cellule infiammatorie, con miglioramento conseguente della clinica.
Probiotici e microbiota oculare
Anche
l’occhio ha un suo
microbiota, come abbiamo visto qui in questa pagina, a cui rimandiamo per gli approfondimenti (
Qui). Alcuni Autori h
anno riportato uno studio pilota sull’invecchiamento del microbiota oculare nella malattia da occhio secco (dry eye disease) in pazienti trattati con Enterococcus faecium e Saccharomyces boulardii. I loro risultati hanno mostrato una riduzione della gravità della malattia attraverso il miglioramento del test lacrimale di Schirmer e del tempo di rottura del film lacrimale oltre all’alterazione del microbioma oculare.
I probiotici servono per gli occhi?
Altri studi hanno riportato risultati contrastanti su uso di probiotici e una recente revisione sistematica riportava studi che mostrano un aumento del rischio di congiuntivite allergica con la somministrazione di probiotici perinatali e altri studi che offrono prove dell’efficacia dei probiotici sulla stessa condizione. Anche il diabete e la retinopatia paiono modulati dalla disbiosi intestinale, come descritto qui (link).
La letteratura però in gran parte pare confermarne l’utilità per i loro numerosi effetti regolatori, insieme ovviamente a una dieta sana e integrazione con altre sostanze. Trovate tutto in questo sito nei paragrafi alimentazione e occhi. Lo sviluppo degli studi in questo campo potrebbe fornire nuove terapie e rimedi per alcune condizioni oculari patologiche.
Quali sono i migliori probiotici?
I
probiotici possono essere assunti anche senza analisi specifiche, ma sarebbe meglio eseguire i test del microbiota intestinale e andare correggere le popolazioni in disequilibrio. Tutto questo è possibile grazie a laboratori dedicati che analizzano piccoli campioni di feci e restituiscono al medico richiedente un profilo del microbiota intestinale. L’analisi di questo è molto utile per capire la direzione da prendere. Non esiste quindi un probiotico migliore,
ma esiste il probiotico migliore per il singolo soggetto, a seconda della
disbiosi da cui è affetto.